venerdì 15 luglio 2011

Ricordi

E' senza dubbio uno dei libri più belli che ho letto. Non tanto per la storia o per l'autore ( tra l'altro controversissimo ), ma per il momento in cui l'ho letto e per i brividi che mi ha saputo dare. 
La storia è affascinante, non saprei come altrimenti definirla. Ma non è questo, ripeto. Quello che affascina più di tutto sono le immagini che suscita questa storia, l'atmosfera che pervade il racconto. 
Il mare. 
Ci sono dei passaggi che ti fanno accapponare la pelle, se capisci cosa vogliono dire: la loro forza sta nel descrivere esattamente quello che senti, nel leggere quelle parole messe in fila e pensare "è così, è proprio così".
"Oceanomare" è una risorsa. Non basta una volta sola per leggerlo, secondo me, è piacevole farlo più volte, magari a distanza di tempo, per vedere l'effetto che fa. Consiglio non solo di leggerlo, ma anche di leggerlo al mare, se il mare vi piace. Se così è, allora il libro non vi lascerà indifferenti.
C'è, però, una controindicazione: lascia una gran malinconia.


"Posta sull'ultima cornice del mondo, a un passo dalla fine del mare, la locanda Almayer lasciava che il buio, anche quella sera, ammutolisse a poco a poco i colori dei suoi muri: e della terra tutta e dell'oceano intero. Pareva - lì,così solitaria - come dimenticata. Quasi che una processione di locande, di ogni genere e età, fosse passata un giorno da lì, costeggiando il mare e, tra tutte se ne fosse staccata, una, per stanchezza, e lasciatasi sfilare accanto le compagne di viaggio avesse deciso di fermarsi su quell'accenno di collina, arrendendosi alla propria debolezza, chinando il capo e aspettando la fine. Così era la locanda Almayer. Aveva quella bellezza di cui solo i vinti sono capaci. E la limpidezza delle cose deboli. E la solitudine, perfetta, di ciò che si è perduto."

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